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Le Ricette della Signora Toku, struggente ballata filmica che sottintende tematica sociale

Le Ricette della Signora Toku
Film " Le Ricette della Signora Toku"di Naomi Kawase con Kirin Kiki, Masatoshi Nagase e Kyara Uchida nella foto.
Le Ricette della Signora Toku
Film ” Le Ricette della Signora Toku”di Naomi Kawase con Kirin Kiki, Masatoshi Nagase e Kyara Uchida nella foto.

ROMA. 28. DIC. ” Le Ricette della Signora Toku “ è uno di quei film che prende forma sulla pellicola come una lunga struggente ballata poetica dall’inizio alla fine. Che ti strazia letteralmente il cuore.

Di Naomi Kawase ( Nara, 30 maggio 1969 ), di recente insignita dal Ministero della Cultura Francese dell’onorificenza di Chevalier de l’Onore des Artes et des Lettres, presenta un’ottima sceneggiatura e superlativa regia. La Fotografia di Shigeki Akiyawa è così bella che dal primo fotogramma ti pare proprio d’entrarci dentro ed immergersi in una realtà rarefatta dove però ahimè ad avere peso sono proprio la solitudine e l’emarginazione, ma dove parallelamente la creatività ed un approccio lirico del vivere, costituiscono il ” visto “per la dignità. E qui vi cogliamo il segno della vita della regista che da piccola venne abbandonata dai genitori ed affidata ai nonni.

Protagonisti della cellula filmica sono loro, gli Alberi di Ciliegio, onnipresenti e testimoni, come fosse un’estensione divina che sente il dolore degli uomini. D’altronde, se il crisantemo rappresenta il fiore nipponico nazionale,  di pari importanza gode il fiore di ciliegio, in giapponese sakura “, simbolo della caducità dell’esistenza, considerata la brevità intensa della sua fioritura. Ed esiste in effetti una ricorrenza definita ” Hanami “ che, letteralmente significa  “Guardare i Fiori “, durante la quale i giapponesi si recano in gita a contemplare i fiori di ciliegio.

La trama, dal soggetto di Durian Sukegawa, è interessante. In un mattino di tardo inverno, quando i ciliegi sono rigogliosi di fiori bianchi, l’anziana e dignitosissima Signora Toku sopraggiunge nella bottega di Sentaro che cucina e vende Dorayaki più per necessità che per passione.

I dorayaki sono un dolce giapponese, farcito di An, da cui il titolo originale del film, una marmellata dolciastra a base di fagioli rossi che ne costituisce l’essenza medesima. Quindi un An di scarso livello influisce certamente sulla buona riuscita dei dorayaki stessi. E Sentaro adopera per l’appunto un An industriale con pessimo successo non solo gastronomico, ma anche economico. E cerca in effetti un collaboratore. Si propone proprio l’anziana Signora Toku, che con fare molto gentile e saggio sembra sopraggiunta dal nulla. Data la sua età, Sentaro all’inizio rifiuta, ma dopo qualche tempo, assaggiata la marmellata di An che da cinquant’anni Toku si diletta nel preparare artigianalmente, si lascia convincere con conseguente crescita immediata degli affari.

Toku sin dall’inizio non cela le proprie mani in parte deformi per una pregressa malattia superata di cui non specifica la tipologia. Ed inizia così una collaborazione ed amicizia tra Sentaro, Toku ed una ragazza adolescente di nome Wakana che, per solitudine frequenta la bottega, pranzandovi ogni giorno, rimanendo purtuttavia distante dalle sue coetanee.

I dorayaki diventano l’incrocio tra tre esistenze fragili ma forti chiamate alla solitudine. Ognuno cela una brutta ombra. Sentaro è emarginato dalla società, perchè reduce dal carcere. Wakana ha come unico amico un canarino giallo di cui la madre dedita all’alcohol vuole disfarsi per il regolamento del condominio in cui vivono.

Ed infine Toku. Toku nasconde l’esistenza più tragica di cui tuttavia ha fatto una ballata di accettazione e serenità. Le sue mani un pò deformi raccontano di una precedente lebbra che l’ha vista trascorrere tutta la propria vita in una comunità come un’emarginata dalla Società. In effetti in ogni suo gesto si coglie una sfumatura di poesia, saggezza e ricerca di libertà. Ma soprattutto gratitudine. Nell’insegnare il segreto della preparazione dell’An a Sentaro lei dice “ Dobbiamo accoglierli nel modo giusto “, Sentaro ” Chi? I clienti? ” Toku ” No, i fagioli. Si sono disturbati ad arrivare fino a noi dalla terra in cui erano…” ,” I fagioli e lo zucchero si devono conoscere, come due persone ad un primo appuntamento“. Queste battute la dicono lunga sull’alto lirismo della sceneggiatura e di tutto il lavoro della Kawase, regista di altri capolavori cinematografici che solo con questo film trova attenzione dalla Distribuzione in Italia.

Nell’estensione della trama purtroppo l’epilogo sarà doloroso. Le voci in merito alla pregressa malattia di Toku circoleranno tanto che lei per non arrecare guai a Sentaro si licenzierà di propria iniziativa. Sentaro e Wakana si recheranno fino all’ex sanatorio dove vive. Lei diverrà un punto di riferimento spirituale per entrambi, nonostante il finale triste, non privo di speranza, nonostante tutto. Sentaro lotterà per reinventarsi un lavoro proprio a partire dai dorayaki. Wakana, nonostante la propria triste solitudine e le scarse opportunità economiche, proseguirà negli studi proprio come desiderava. Ed il canarino sarà liberato dalla gabbia….

Davvero un commovente film. Apologia delle fragilità umane e difficoltà terrene nel tacito monito che dalla fine si possa sempre ricominciare a tracciare la Bellezza del vivere.

Davvero eccellenti gli interpreti, tanto intensi in ciascun gesto ed espressione. Nel ruolo di Wakana vediamo una promettente Kyara Uchida, in quello di Sentaro il famosissimo attore e regista Masatoshi Nagase e nel ruolo della protagonista Toku l’apprezzatissima attrice Kirin Kiki.

Un film da conservare nel cuore e da rispolverare nei giorni delle nostre vite in cui il vento griderà forte.

Romina De Simone