GENOVA. 2 LUG. Il pensiero del “domani” bussa così prepotentemente alla nostra porta da farci scordare l’ “oggi” che è in casa.
In effetti, questo pensiero, contemporaneamente impegnato su vari fronti, determina un sentimento di confusa irrequietezza e di afflizione.
Sia come sia, ci accorgiamo sempre “dopo” dell’importanza delle cose: solo quando divengono passato, solo quando un disatteso oggi lascia il posto ad un atteso domani.
In buona sostanza, ci poniamo tanto speranzosi dinanzi al susseguirsi dei domani, quanto distratti di fronte all’andirivieni degli oggi, deprivando di singolarità e continuità il tempo.
Malgrado ogni buon proposito, non dedichiamo sufficiente “ospitalità” ai giorni rispetto a quanta dovremmo prevederne. Ci comportiamo come un bambino dinanzi a tanti doni: interessato ad uno ma già dirottando l’attenzione sull’altro.
Così, immaginiamoci sull’uscio di casa intenti ad accogliere il tempo, accorgendoci forse del nostro spreco e della nostra disattenzione. Come se non prestassimo attenzione a ciò che vi transita. In perenne insoddisfatta attesa di qualcos’altro.
Compenetrandosi inscindibilmente l’una nell’altra, le “determinazioni” del tempo ci confondono. Occorrerebbe attentamente vigilare sulla questione, poiché, a prescindere da noi stessi, tendiamo vanamente ad attendere ed implacabilmente a passare.
Tuttavia, poiché tale meta-fisica peculiarità risale alle origini dell’uomo moderno e pensante, è inappropriato ogni eventuale sbigottimento, nella misura in cui già Epicuro ricordava che “la vita si perde nei rinvii”. E Pascal: “(siamo) così fatui da fuggire il solo tempo che sussiste”.
Esorcizzo la puntuta e breve trattazione con l’ottimistico rinvio metaforico ad un vorace appetito, laddove, al posto del “pranzo è servito” (quiz televisivo di un sempre glorioso passato), si consideri “il presente” come unico ghiotto piatto di portata.
Massimiliano Barbin Bertorelli
Leggi l’articolo originale: La perenne attesa di qualcos’altro – Il Nano Morgante