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Io, Daniel Blake. Film sull’austero sistema assistenziale inglese

Daniel Blake
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ROMA.23. OTT. Io, Daniel Blake, film premiato al Festival di Cannes 2016Premio del Pubblico al Festival di Locarno, è un’amarissima ballata sociale quanto mai bella e necessaria, sull’austerità del sistema lavorativo / assistenziale inglese.

D’altro canto, dal momento che il Diritto inglese trae origine dal Common Law, molto differente dallo ius romano, da cui deriva il nostro Diritto,certamente di matrice più analitica, questo non dovrebbe stupirci! Anzi, vedendo questa validissima pellicola, dovremmo imparare ad essere orgogliosi della nostra Italia tanto critica da una certa Europa ed ex Europa, poiché da noi tutta una serie di Diritti esistono e sussistono; che poi per disordine,incuria e qualche volta corruzione non siano applicati è una questione scomoda, ma è un’altra storia.

In questo Lungometraggio, il Grande Ken Loach, (Nuneaton,17 giugno 1936), che ne è l’affermatissimo regista, ritrae un’Inghilterra caratterizzata da un sistema sociale apparentemente efficiente ma che difetta proprio in virtù del suo eccessivo rigore.

E ricordiamo che Kenneth Loach, indiscusso cantore del cinema sociale, era figlio di operai tanto da consacrare letteralmente l’intera propria opera cinematografica al racconto delle vicende degli individui autoctoni appartenenti alle classi più svantaggiate dal punto di vista economico-sociale.

Così, alla dignitosissima età di 80 anni, Ken Loach riesce ancora a realizzare un film che spacca il cuore, perché l’avvicendarsi della trama ed il medesimo finale si riveleranno luttuosi pur con qualche bagliore di calore umano, offerto dall’anonima gente comune.

Il personaggio di Daniel Blake, interpretato da Dave Johns – scovato da Loach nei cabaret londinesi ad esternare battute sull’asprezza del vivere – è un uomo di 59 anni, residente a Newcastle che, per tutta la vita, ha brillantemente lavorato come falegname ma che, un recente infarto, ha costretto a casa. Lui con tutto se stesso vorrebbe lavorare, ma i medici stessi glielo sconsigliano, essendo la propria funzionalità cardiaca ormai compromessa.

Daniel, fiducioso, presenta domanda perché gli venga riconosciuta l’indennità per malattia ed un corrispettivo assegno sociale mensile. Ma ad analizzare la propria più che legittima istanza, proprio in apertura del film, non troverà un medico, bensì una cosiddetta “Professionista della Sanità” di una società americana privata, incaricata dallo Stato di assolvere a questo tipo di ruolo.

Si noti bene che dal punto di vista stilistico, nelle scene della pellicola, il ruolo della donna non è interpretato da nessuna attrice, ma esclusivamente da una voce femminile, probabilmente a sottolineare la disumanizzazione di un sistema sociale, reso ancor più sterile da una certa contaminazione generata dalla privatizzazione dei servizi.

Le domande del questionario rivolte a Daniel dalla cosiddetta professionista della sanità, saranno così banalmente generiche da non consentirgli il riconoscimento dell’indennità per malattia.

Da qui ha inizio un tormentoso calvario per Daniel. Ed un vagabondare per gli Uffici per l’impiego e l’assistenza, dove incontrerà la coprotagonista del Film, Katie, interpretata da Hayley Squires, nella realtà giovane attrice disoccupata che non nasconde le proprie origini altrettanto operaie. Daniel, proprio in quest’ufficio, si ergerà a difesa di Katie e dei suoi due figli, Daisy e Dylan, in quanto per essersi presentata con qualche minuto di ritardo, l’assistente sociale la sanziona bloccandole l’erogazione dell’assegno familiare per quel mese. Daniel si indigna e ci indigniamo profondamente anche noi spettatori.

Eh, sì. Perché se il sistema sociale inglese prevede l’erogazione di differenti assegni di supporto sociale, parimenti dispone di altrettante sanzioni agli individui che li ricevono, per i motivi più blandi, spesso infondati.Il nostro sistema sociale che necessita assolutamente di un discreto ammodernamento, al confronto è migliore,perché quanto meno ci è concesso ancora di spiegare e dialogare con i funzionari pubblici.

Ken Loach pone in luce un sistema dove non c’è possibilità d’appello. L’unica funzionaria pubblica che mostra umanità e comprensione verso Daniel, supportandolo fattivamente nella compilazione di un modulo via internet che lui,data la sua età, non sa usare, verrà ammonita da un proprio superiore donna. Sistema severissimo; quasi lugubre.

A rimarcare questa realtà civilmente claustrofobica concorre la fotografia, diretta da Robbie Ryan. Le riprese sono molto nitide e dalle atmosfere a volte rarefatte, ma prevalgono sempre le tonalità del grigio,vessillo di un’umanità ormai disumana, ad eccezione di pochi.

Ad ogni modo parte del racconto è incentrato sulla pulita amicizia che si instaura tra Daniele, Katie ed i suoi due figli. Katie è una madre single, il che pone altre lotte sociali che conosciamo dolorosamente anche qui in Italia. Ma alla fine, per mantenere dignitosamente i suoi figli,affinchè vadano a scuola senza che le compagne ed i compagni di classe li deridano per le scarpe rovinate, finirà con il fare la prostituta in una casa d’appuntamenti.

In questa sequenza del film, si intuisce tutta la misera sconfitta della società inglese, se questa è la via che è costretta a seguire una madre tra l’altro giovane, un pò in difficoltà.

Nel mentre, dopo diversi faticosi ostacoli, Daniel ottiene il riconoscimento del diritto al Ricorso per l’indennità per malattia, molti mesi prima rifiutatogli. Questa volta la commissione consta di veri medici e di un operatore disabile che si dichiara molto ottimista per Daniel.

Daniel è ad un passo dalla “vittoria”, se con questo termine possiamo definire il riconoscimento dei diritti minimi di un essere umano, quando qualcosa di più grande lo travolgerà.

Non voglio raccontarvi cosa accada nel dettaglio.Visionate assolutamente il film! Ma desidero citare le parole finali di Daniel che senz’altro vi scuoteranno il cuore, per quanto semplici.

“Il mio nome è Daniel Blake, sono un uomo, non un cane. Ed in quanto tale esigo i miei diritti. Esigo che mi trattiate con rispetto. Io, Daniel Blake, sono un cittadino. Niente di più, niente di meno”.

La pellicola costituisce un tagliente invito a lottare sempre per i diritti base di tutti, anche quando ci scontriamo con strambi sistemi titanici che non meritano che ne soccombiamo sconfitti. Film imperdibile.

Romina De Simone