GENOVA. 16 OTT. Confesso di non aver mai apprezzato a fondo Dario Fo ed il suo teatro, e questo era per poca conoscenza tanto della sua persona quanto delle sue opere, ma ci fu una sera in cui finalmente compresi la sua arte ed il suo indiscusso talento. Era una sera d’ agosto del 2006, il 13 del mese per l’esattezza, quando con Fo e la moglie Franca Rame si esibirono al Festival di Valle Christi a Rapallo. “C’era il mondo! – ricorda una delle organizzatrici del Festival, Luciana Sudano – persone sedute sul prato, in piedi, mentre i tuoni si avvicinavano sempre di più. Ma Dario Fo, non si feceva intimorire, ed imperterrito, ha continuato a recitare mentre iniziava a piovere sempredi più, fino a quando la pioggia è diventato un diluvio. Fu una serata indimenticabile – continua la Sudano – Il giorno dopo Dario mi ha dedicato un disegno che ho incorniciato e che per me è veramente prezioso”.
Il ricordo di Luciana combacia esattamente con il mio (escluso il disegno che purtroppo io non ho). Trovai straordinaria la passione di Fo e di sua moglie nel voler portare avanti lo spettacolo a tutti i costi, uno spettacolo straordinario dal titolo Mistero Buffo – Sesso tanto per gradire, un monologo in grammelot Mistero Buffo, animato da quel linguaggio onomatopeico che mette insieme, in uno strano lombardo, detti medievali, forme dialettali, racconti dei cantastorie. Quel linguaggio che nel lontano 1969 segnalò al mondo della cultura e del teatro l’irrompere di un genio della scena, appunto Dario Fo.
In quella sera freschetta in cui il pubblico si era portato con sè impermeabili ed ombrelli, Fo riuscì a regalare la magia duettando con Franca Rame. Le sue storie ed i personaggi uscivano fuori dai Vangeli apocrifi, ma raccontavano anche di re magi e di papi come Bonifacio VIII. Storie affascinati dal sapore popolare in cui l’attore- regista-scrittore tirava fuori tutta la sua umana partecipazione esaltandone i lati paradossali. Nessuno tra i presenti si rendeva conto dell’avanzare del brutto tempo fino a quando il cielo non cominciò a tuonare ed alluminarsi per i lampi, ma anche questo fatto fu motivo di ironia per Fo che rivolgndosi a Dio disse scherzando: “ Va bene, hai deciso che dobbiamo finire qui, e così sia”.
FRANCESCA CAMPONERO