GENOVA. 12 NOV. Non lascia molti dubbi il motivo per cui il solido geometrico della piramide preveda l’ideale collocazione con l’ampia base saldamente appoggiata a terra e la punta in alto.
Sarebbe difficile immaginare e realizzare tale struttura collocata all’incontrario, a testa in giù, data la materiale difficoltà di fissarne la punta nel terreno e conservarne l’equilibrio, vieppiù con la progressiva estensione dei soprastanti piani.
Per diretta analogia, anche l’uomo, nell’attribuire a sé ed alle proprie cose il “giusto verso”, deve stare coi piedi ben piantati a terra, su una salda ed estesa base emotiva, su cui sovrapporre, col tempo, i vari “livelli”.
Tuttavia, nonostante la giusta collocazione, spesso è utopia ottenere una costruzione che mantenga l’equilibrio nel tempo. Facilmente, l’ “edificio”, per sopraelevazioni eccessive e successive, comporterà assestamenti e si produrrà crepe.
Monitorando il manufatto in progress, si potrà incorrere, per disassamento da numero forse eccessivo di piani, in insidiose inclinazioni, come nella Torre di Pisa. Od anche in interferenze organizzative di cantiere, come nella biblica Torre di Babele.
Sia come sia, ogni soprastante “livello” dovrà essere ben collegato e dimensionato al sottostante, con discernimento e senza eccessi narcisistici, per non squilibrare la struttura e portarla al crollo.
Oltre tutto, non tutti i materiali a disposizione sono idonei a realizzare un buon “edificio”.
Diciamo, in sintesi, che, oltre che cercare, è buona regola trovare “un centro di gravità permanente” (cit. F.Battiato).
Una “regola” la cui osservanza certamente doterà il nostro tempo di una funzione meno dispersiva e confusa di quella usuale.
Massimiliano Barbin Bertorelli