
La seconda giornata della 19° Edizione dell’Asian Film Festival è stata rivolta al cinema thailandese.
Si tratta di pellicole molto particolari che, raramente, al di fuori di un festival come questo che le ospita, vedremo in Italia. In effetti nel nostro inconscio collettivo i meno addetti ricorderanno solo “Lo zio Boonee che ricorda le vite precedenti” di Apichatpong Weerasethankul, premiato al Festival di Cannes del 2010. Sicché oggi è stato un grande privilegio assistervi.
Approfondiamo soprattutto il film d’apertura della giornata, The Edge Of Daybreak, del regista Taiki Sakpisit, Thailandia, 2021. Un film che meriterebbe l’Oscar per la poetica cinematografica che lo contraddistingue. Pellicola in bianco e nero, di non facile comprensione, dalla fotografia superlativa di Chananum Chotrungoj e la colonna sonora, altrettanto significativa di Yashiro Morinaga.
La prima parte del film ritrae sempre la notte, è un mondo onirico, a tratti angosciante, dove la luce dell’alba stenta a farsi strada. Radi i dialoghi, molto introspettivi con tacito riferimento alla cruenta storia politica della Thailandia. Infatti la pellicola esordisce parlando di Ploy, una donna thailandese che viene portata dal marito per condividere con lui un’ultima cena prima che lui si allontani dal paese per il colpo di Stato del 2006. Questo dramma ne rievoca un altro concernente la medesima famiglia trent’anni prima. Passato e presente si confondono in un percorso visionario con echi di tradizione animista ben’radicata nel mondo Thai, nonostante la fede buddhista.
Nonostante non si riesca a comprendere del tutto la trama, si rimane ipnotizzati da questo film, dal suo scorrere di dettagli in eterno bianco e nero, dominato dal fascino e dal talento espressivo dell’attrice protagonista, Manatsanun Phanlerdwongsakul. Certo è che insieme alle sofferenze della storia politica ne emergono quelle inconsce, molto taglienti. Sembra che i personaggi malati e straziati, vaghino in cerca di Luce. Il finale, nonostante tutto questo grumo di dolore, apre un posto alla speranza, se siamo disposti a coglierla.
Film da vedere e da rivedere ancora ed ancora.
A seguire la proiezione del film “Come Here” di Anocha Suwichakornpong, Thailandia, 2021, poi di “The Medium” di Banjong Pisanthanakum, Thailandia, 2021. Quest’ultimo è un horror, un altro genere molto gradito dal popolo thailandese. La serata si è chiusa con la proiezione del film “Anatomy of Time”, di Jackraval Nithamrong, Thailandia, 2021, altra pellicola dolorosa con rimandi alla tumultuosa vita politica del paese.
Nei giorni successivi si prosegue con il cinema coreano e giapponese. Ci attendono altre intense emozioni.
Romina De Simone