GENOVA 20 GIU. Marco Parolo, centrocampista tuttofare e pedina preziosa nello scacchiere di Antonio Conte. Con Belgio e Svezia ha ripagato la fiducia del Ct, con l’unico rimpianto di aver solo sfiorato il suo primo centro in Nazionale sette minuti prima del gol qualificazione di Eder: “Ho licenza di offendere – spiega in conferenza stampa – il mister chiede anche a noi centrocampisti di andare in area di rigore per portare superiorità numerica. Sto girando attorno al gol, con la Svezia ho colpito la traversa e spero di trovare prima o poi lo schema giusto per sbloccarmi”.
Insieme ad Emanuele Giaccherini è stato l’azzurro ad aver percorso più metri nelle prime due gare (12.570 con il Belgio, 11.877 con la Svezia). Normale per chi viene da una famiglia di ciclisti e che, stando alle sue parole, ha da sempre la corsa nel sangue: “Mi piace il mio ruolo – confessa – devi spesso fare un lavoro oscuro che richiede la massima concentrazione. Sto vivendo molto bene questo Europeo, sentiamo che attorno a noi c’è passione e questo ci dà la carica. Siamo in un contesto che ci permette di lavorare al massimo, gli stadi sono bellissimi e anche i miei familiari sono rimasti entusiasti venendo qui. Si vede che c’è voglia di vivere il calcio e di superare certe paure”.
Otto anni fa Parolo giocava ancora in Lega Pro e sognava un giorno di diventare come Steven Gerrard e Marco Tardelli (“un paragone che mi inorgoglisce, sapeva fare tutto”). Oggi è uno dei più forti centrocampisti italiani, ma ha conservato quell’umiltà e quella ‘fame’ agonistica che permettono ad un giovane di emergere pur avendo tutte le caratteristiche dell’antidivo per eccellenza: “Sono una persona riservata – racconta – e non mi piace essere sui social. Passare inosservato e dare la propria mano alla squadra è ancora più bello, spesso durante la mia carriera sono stato criticato per poi essere apprezzato. Il segreto è aver pensato di poter sempre alzare il mio limite”.
Le vittorie con Belgio e Svezia hanno aumentato la fiducia del gruppo (“erano due partite difficili, le abbiamo affrontate nel modo giusto e abbiamo subito poco”) e un terzo successo con l’Irlanda potrebbe avere una valenza importante dal punto di vista psicologico: “Vincere aiuta a vincere – sottolinea ripetendo lo slogan del Ct – e chiudere il girone a nove punti sarebbe un’altra prova di forza e carattere. Affronteremo la partita nel modo giusto, vogliamo portare a casa i tre punti. Rispetto al passato si è alzato il livello medio del torneo, non ci sono più nazionali materasso e ogni squadra fa grande attenzione alla tattica. Quasi tutti i giocatori che sono qui all’Europeo militano in campionati importanti”.
La compattezza del gruppo fa passare in secondo piano anche il talento dei singoli, che all’Italia non manca: “Se il gol di Eder lo avessero segnato Messi o Cristiano Ronaldo sarebbe stato considerato come tra i più belli dell’Europeo, avrebbe avuto i titoloni sui giornali. Nella nostra squadra sono tanti i giocatori che hanno i colpi, forse il fatto di non identificarsi in un solo giocatore può essere un vantaggio”.
Parolo fa suo l’appello di Antonio Conte ai tifosi: “Contro il Belgio c’era tanta gente che ci ha incitato anche durante il riscaldamento. Il mister ha ragione, arrivare allo stadio e vedere una macchia azzurra ci darebbe i brividi. Dovremmo riuscire a farlo sempre e in tutti gli sport, servono passione e senso di appartenenza. Anche io invito tutti ad indossare la maglia azzurra perché così si capisce che siamo italiani e crediamo in quello che facciamo. Dobbiamo trascinare le persone con l’entusiasmo e lo spirito che stiamo mettendo in campo”. Uno spirito condiviso anche in chat con gli altri giocatori: “Ne abbiamo una di gruppo e ci divertiamo, Sirigu è il più burlone di tutti, ma di burloni ce ne sono anche altri”.
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