BERLINO. 29 APR. C’è stato un gesto che farà parlare per diverso tempo: c’è stata una stretta di mano fra un sopravvissuta di Auschwitz, Eva Kor e l’ex SS, Oskar Groening, il contabile del lager simbolo della Shoah, alla sbarra per aver contribuito allo sterminio di 300mila ebrei ungheresi.
La foto di quel gesto, pubblicata da Bild, apre un caso con il processo in corso, a 70 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale che assume nuove sfaccettature e viene segnato da episodi inediti.
Eva Kor, l’anziana in questione, aveva già perdonato Groening pubblicamente, dopo aver raccontato in aula gli esperimenti del dottor Mengele subiti da bambina, ora la stretta di mano all’imputato e la fotografia del gesto.
Ma non solo, la donna ha pubblicato la foto su twitter scrivendo che perdonare è stato per lei “un atto di autoterapia e di autoliberazione”.
La stessa ammissione di responsabilità di Groening, che ha aperto il processo dichiarando: “non vi è alcun dubbio che io mi sia reso corresponsabile moralmente”.
Molte, però, le polemiche, con dure reazioni da parte di altri sopravvissuti: uno in particolare dichiara: “Non possiamo perdonare il concorso in omicidio dei nostri famigliari e di altre 299 mila persone. Vogliamo giustizia”.
Anche il comitato internazionale di Auschwitz è intervenuto a tale proposito: “I sopravvissuti non si sentono nella situazione di poter perdonare il colpevole, soprattutto dopo il suo ostinato silenzio, durato decenni”. (nell’immagine presa da Twitter: Eva Kor stringe la mano all’ex SS Oskar Groening).
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