
ROMA. 5. DIC L’affascinante e talentuosa Emmanuelle Bercot ( Parigi/ 6 Nov.1967 ), reduce della cosceneggiatura del graffiante Polisse, pellicola sulla polizia minorile francese di Maiween Le Besco, firma stavolta un’opera interamente sua, sulla Giustizia Minorile. Ovviamente ” francese “.
Qui si pone subito per lo spettatore / osservatore italiano una dura riflessione. La Bercot, che si ritiene fortunata per esser cresciuta in una buona famiglia, di fatto serbava nel cuore l’aspirazione a diventare un Giudice Minorile, ma evidentemente la vita l’ha guidata sulla strada del Cinema, pur restando fedele alla sua idea madre, partorendo questo film assolutamente necessario, sebbene lo spettatore italiano ne resti un pò distante, non potendo vantare l’Italia, come invece racconta ” La Tete Haute “, storie di assistenti sociali ” resistenti “. Obiettivamente in Italia di assistenti sociali che piangano comparteci alle vicissitudini dei loro assistiti, non si è mai sentito parlare. Si assiste invece inermi all’arroganza deludente del nostro sistema sociale.
L’embrione de ” La Tete Haute ” affonda le proprie radici nella tarda infanzia di Emmanuelle Bercot, durante un’estate in cui con la propria famiglia raggiunge in Bretagna lo zio, assistente sociale in un campo estivo per giovani delinquenti. Perdonate la terminologia, ma ahimè questa era la situazione.
La giovanissima Emmanuelle, sentendosi minore privilegiata, resta positivamente colpita dalla dedizione dello zio e dei suoi colleghi nell’offrire supporto e nuovi propositivi stimoli di vita a questi ragazzi solo apparentemente perduti. Lo zio ed i suoi colleghi nonostante le crisi di violenza dei citati minori, non mollavano.
E così la Bercot cresce orgogliosa del sistema sociale del proprio paese, la cui struttura risulta essere piuttosto simile a quello italiano, con la differenza che Le Service d’Action Sociale in Francia, dal momento che vanta più di un secolo d’esistenza, è sorretto da educatori / assistenti sociali versatili, particolarmente motivati e sensibili alle problematiche dei minori a rischio. La Bercot forse in Italia avrebbe scritto un altro film. Non sulla dedizione, ma sugli abusi del sistema sociale.
Ad ogni modo La Tete Haute / A Testa Alta racconta la storia di Malony, che pur sviluppando una personalità particolarmente aggressiva, alla fine ne uscirà con dignità .La prima scena del Film è molto aspra da sopportare. Si svolge dentro all’ufficio del Giudice per gli Affari Familiari. Ritrae la madre che tiene in braccio l’altro suo figlio neonato, ed urlando che è impossibile crescere Malony, che al momento ha 6 anni, per l’aggressività che il bambino esprime, lo abbandona nell’Ufficio del Giudice e fugge urlando sofferta.
Il Giudice, interpretato qui da una tacitamente intensa Catherine Deneuve, non si scompone. Con tono pacato invita il Cancelliere a cercare una famiglia affidataria. L’intera stesura del film, lascia intendere che la madre sia costantemente monitorata dai servizi sociali, ma che non le venga revocata la potestà genitoriale. Il Giudice Florence Blaque, questo il suo nome, pur apparentemente impassibile, come si confà al suo Ruolo, invero tradisce nei confronti di Malony un’umanità materna che commuove, rendendo questo film un ” gioello di speranza sociale “di cui abbiamo bisogno, invece di uno stanco giustizialismo tanto caro agli italiani.
La madre,interpretata da una brava Sara Forestier, eterna adolescente un pò labile, non è una cattiva madre. Vuole bene a suo figlio. Negli anni crea con lui un rapporto paritario, da adolescente ad adolescente. Sicuramente va sostenuta essendo anche lei una figlia fragile del nostro tempo sociale, dove purtroppo lo status e la disponibilità economica segneranno sempre la differenza.
Il film si concentra sul periodo di vita che va dai 15 ai 17 anni di Malony, dove lo vedremo passare da un centro riabilitativo in montagna al riformatorio, seguito e sostenuto da Yann, assistente sociale, interpretato da un intenso Benoit Magimel.
Proprio il personaggio di Magimel è centrale. Prima di lui un altro assistente sociale si occupa di Malony, interpretato dall’attore Ludovic Berthillot, il quale ” piange ” sentendosi sfinito dal supportare il minore dalla personalità spigolosa. Rinuncerà al ” caso “. Ed anche Yann nel gestire Malony non si asterrà dal mostrare un temperamento complesso, lui che ha scelto di diventare assistente sociale a seguito di un’infanzia difficile, durante la quale è stato seguito dallo stesso Giudice Florence. E Yann in una circostanza specifica, ” alzerà le mani ” nei confronti di Malony , salvo poi tornare a lavorare pienamente in suo favore, offrendogli un autentico sentimento di profonda compartecipazione.
Ad ogni modo Malony, durante il soggiorno presso il centro riabilitativo in montagna, conosce Tess, interpretata dalla giovane e bella Diane Rouxel, figlia dell’insegnante di francese, Claudine, Elizabeth Mazer, ” ragazza specchio ” di Malony anche dal punto di vista estetico: i medesimi occhi chiari, i medesimi capelli biondi quasi rasati e la medesima rabbia, in fondo.
Tra i due giovanissimi nascerà una relazione complessa, che soppravvivrà allo stato di detenzione minorile di Malony, condizione d’espressione di autentico amore di Tess verso quest’ultimo, culminando in una gravidanza indesiderata che ribalterà entrambe le due giovani/ fragili esistenze. Il finale sarà lieto. Finalmente senza drammi. La gravidanza procederà e Malony, ancora diciassettenne, diverrà padre.
La chiusa del Film si svolge come l’apertura in Tribunale. Solo che questa volta Malony ormai giovane adulto si recherà a salutare il giudice Florence, ormai prossima alla pensione, stringendo tra le proprie braccia il proprio figliolo. Non più da ” bambino”, ma da ” uomo adulto” e finalmente con la ” tete haute”, a testa alta, ormai prossimo ad una nuova vita più serena.
Film imperdibile che non a caso ha segnato l’apertura dell’ultimo Festival di Cannes 2015. Bella la fotografia di Guillaume Schiffman. Riprese del tutto ” autoriale” della Bercot. Tante le inquadrature riflesse nei vetri o specchi ed intense le riprese che ritraggono Malony con i pugni chiusi sulla testa, per non sentire un mondo adulto che non lo comprende del tutto.
” La Tete Haute ” resta un bell’omaggio di Emmanuelle Bercot al Proprio Stato d’appartenenza. Confidiamo che possa rappresentare uno spunto di riflessione per la Giustizia Minorile Italiana, se chi lavora nell’ambito avrà tempo e, soprattutto, voglia di visionarlo.
Romina De Simone